Governo al lavoro su aiuti alle imprese nelle aree colpite dal coronavirus

Allo studio la sospensione di una serie di adempimenti; intanto il CNDCEC chiede gli ammortizzatori sociali anche per le aziende fuori dalla zona rossa

Il Governo sta lavorando a un pacchetto di misure per supportare il sistema produttivo nelle aree interessate dall’emergenza sanitaria dovuta al coronavirus.
Ieri il Ministro Stefano Patuanelli ha illustrato alcune delle proposte allo studio nel corso di una riunione al Ministero dello Sviluppo economico con i rappresentanti delle associazioni imprenditoriali e delle professioni, organizzata per un confronto sulle misure da adottare.

In particolare, l’Esecutivo sta “valutando entro la settimana di varare un decreto per esigenze come la sospensione di alcuni adempimenti fiscali, che non potevano essere differiti con un decreto del MEF ma che ha bisogno di una norma primaria”, ha spiegato Patuanelli al termine della riunione, aggiungendo che tutti sono d’accordo sul fatto che bisogna “garantire la necessaria liquidità alle imprese e quindi garantire un maggiore e più semplificato accesso al fondo centrale di garanzia, al fondo per le PMI perché è fondamentale garantire loro un cashflow adeguato in questo momento di difficoltà”.

Tra gli interventi, si legge nel comunicato diffuso dal MISE in serata, sono previsti una procedura di accesso rapido per le piccole e medie imprese al Fondo di garanzia, la sospensione dei pagamenti delle forniture dei servizi come gas ed energia elettrica, la sospensione dei termini degli adempimenti societari e la proroga al 2021 delle misure previste dal Codice della crisi di impresa, oltre a un’attenta attività di monitoraggio dei prezzi di alcuni prodotti sanitari. È poi in corso di approfondimento la possibilità di prevedere forme di contributi per la ripresa delle attività per le imprese direttamente danneggiate e sostegni alle imprese che hanno subito danni indiretti.

Secondo il Ministro, servono “misure che vadano a colmare anche la differenza di attrattività del nostro Paese rispetto alle produzioni industriali e credo che la politica del reshoring sia da mettere in campo nel modo più forte possibile per dare la possibilità alle imprese che oggi producono all’estero di tornare a produrre in Italia, non soltanto agendo sull’IRES ma anche su altri costi come quello del lavoro”.

Nel decreto con le misure di sostegno alle imprese potrebbero poi anche figurare la sospensione dei versamenti contributivi fino al prossimo 31 marzo per la “zona rossa” colpita dal coronavirus – ossia gli 11 Comuni, dieci lombardi e uno veneto, indicati nel DPCM 23 febbraio 2020 –, 21 milioni per la CIG in deroga per aziende sotto i sei addetti e chi non ha strumenti di sostegno al reddito e, per i lavoratori autonomi e partite IVA, un’indennità fino a 500 euro per un massimo di tre mesi.
Stando ad alcune indiscrezioni, la Ministra del Lavoro Nunzia Catalfo avrebbe annunciato questi interventi nell’incontro di ieri con le parti sociali.

Sempre ieri, il CNDCEC ha reso noto di aver inviato una serie di proposte alla Sottosegretaria al Ministero del Lavoro Francesca Puglisi e all’attenzione dell’INPS per sostenere i professionisti e le aziende in crisi per l’emergenza. Per i commercialisti è prima di tutto necessario sospendere fino al 31 luglio gli adempimenti e i versamenti dei contributi previdenziali e assistenziali anche per le aziende che non operano nelle aree sottoposte a restrizione, ma si avvalgono di intermediari che risiedono in tali zone.
Devono poi essere attivati gli ammortizzatori sociali anche per i dipendenti delle aziende non ubicate nei Comuni interessati dal coronavirus senza passare dalla procedura di consultazione sindacale prevista dal DLgs. 148/2015.

Nel dettaglio, per il Consiglio nazionale è necessario attivare la CIGO e il FIS (Fondo di integrazione salariale) anche per i lavoratori di aziende collocate all’esterno dei Comuni interessati dalle misure di contenimento se colpite da ordinanze di chiusura e limitazioni. Gli ammortizzatori sociali dovrebbero essere previsti anche al di fuori dei citati Comuni per le attività che, comportando aggregazioni in luogo pubblico o privato, anche di natura sportiva, svolte in luoghi chiusi o aperti al pubblico, sono state sospese e sempre per le aziende non ubicate nei Comuni interessati per i dipendenti che lì risiedono.
Dato che il FIS interviene nei settori non coperti dalla normativa in materia di integrazione salariale per i datori di lavoro che occupano mediamente più di cinque dipendenti, il CNDCEC chiede poi in via eccezionale di prescindere dal limite dimensionale.

Ancora, si dovrebbero disporre misure straordinarie per i datori per i quali la normativa prevede solo l’attivazione della CIGS e andrebbero previste forme di sostegno per le PMI e i lavoratori autonomi anche tramite Fondi regionali.

Al tavolo convocato dal MISE, invece, Confprofessioni ha apprezzato il decreto del MEF per la zona rossa, ma ha sollecitato l’estensione della proroga degli adempimenti fiscali e previdenziali a tutte le zone colpite dal coronavirus e la riattivazione della CIG in deroga anche per i lavoratori degli studi professionali.

Fonte: Eutekne