Draghi sferza i leader Ue

Draghi sferza i leader Ue

L’economia dell’area euro «è in ripresa, ma con una perdita di slancio, vediamo segni di miglioramento in vari settori, nel lavoro, sul credito ma rischi restano al ribasso e alcuni rischi si sono intensificati da inizio dicembre», ha affermato il presidente della Bce Mario Draghi, con una inusuale breve dichiarazione mentre lasciava il Consiglio europeo, dove ha partecipato alla riunione dei capi di stato e di governo della Ue.

«È per questo che la scorsa settimana il Consiglio direttivo della Bce ha preso decisioni importanti ed ha approvato un pacchetto piuttosto corposo il cui obiettivo primario è far confluire finanziamenti all’economia reale.

Il Consiglio – ha ribadito Draghi – si attende che i tassi di interesse restino ai livelli attuali o più bassi per un protratto periodo di tempo, e ben oltre il nostro programma di acquisti di titoli». E «se le prospettive dovessero cambiare la Bce è pronta a usare tutti gli strumenti appropriati».

Draghi ha lasciato Palazzo Justus Lipsius dopo avere chiarito ai leader europei «che sebbene la politica monetaria sia stata l’unica politica che ha guidato la ripresa negli ultimi anni, non può affrontare alcune debolezze strutturali di base».

Ecco perché, questa la conclusione del ragionamento di Draghi, «sono necessarie riforme strutturali che devono essere principalmente mirate ad aumentare il livello della domanda, investimenti pubblici e imposte più basse».

Altro passaggio molto importante delle dichiarazioni di Draghi: serve «chiarezza sul futuro dell’Unione monetaria». E le decisioni vanno prese subito.

«L’ho detto ai leader abbastanza chiaramente: anche se le riforme non progrediscono rapidamente quanto speriamo, questa non è una buona scusa per non agire».

Da tempo il numero uno della Banca centrale insiste sul rafforzamento e sul completamento dell’Eurozona. Temporeggiare ancora, in una situazione di crescita stentata e con mercati finanziari vulnerabili, costituisce un rischio che l’Europa non si può permettere.

Da Il Sole 24 Ore del 17 marzo 2016