L`Unico precompilato non è semplificazione

L’Unico precompilato non è semplificazione

Si potrebbe riassumere così il comunicato stampa con il quale l`Associazione Nazionale Commercialisti è scesa in campo per commentare l`annuncio della direttrice dell`Agenzia delle Entrate che anticipa il debutto del modello Unico precompilato.

Secondo il sindacato dei commercialisti l`Unico precompilato rischia di essere la “replica di un insuccesso” con un chiaro riferimento a quanto già avvenuto e sperimentato in materia di modello 730.

Oltre a non costituire vera semplificazione fiscale, l`introduzione del modello Unico precompilato mette in discussione anche i principi di collaborazione, compliance e buona fede che dovrebbero, invece, essere alla base di un rapporto equo fra il Fisco ed i contribuenti.

Per predisporre i modelli precompilati, infatti, il Fisco finisce per richiedere ai contribuenti una enorme mole di dati già in possesso dell`Amministrazione Finanziaria. 

Quello della moltiplicazione dei dati richiesti è un fenomeno che in verità trascende dai modelli precompilati.

Si pensi, tanto per fare un esempio, al nuovo quadro VI della dichiarazione Iva 2016. Si tratta di un quadro nel quale il contribuente deve indicare, relativamente alle dichiarazioni d`intento ricevute da parte dei fornitori di soggetti esportatori abituali, tutta una serie di dati, quali partita Iva e numero trasmissione di protocollo della dichiarazione d`intento trasmessa, che sono già in possesso dell`Amministrazione Finanziaria.

Questo quadro, si legge nel comunicato stampa dell`Anc in commento, è in contrasto con quanto stabilito nel c.d. Decreto Semplificazioni del 2014, che aveva espressamente esonerato il fornitore di soggetti esportatori abituali dall`invio proprio dei dati in questione. Reintrodurre con il nuovo quadro della dichiarazione Iva l`adempimento eliminato dalla norma, recita l`Associazione Nazionale dei Commercialisti, “non è solo prova di un agire evidentemente contraddittorio, ma dimostra anche una volontà ben precisa: moltiplicare adempimenti superflui per i quali la probabilità di incorrere in errori formali, da parte del contribuente, è considerevole, con l`obiettivo ultimo di applicare sanzioni“.

Ma torniamo all`Unico precompilato.

In primo luogo, è abbastanza evidente che il modello che il contribuente potrà scaricare riguarderà solamente le persone fisiche e sarà, nella maggior parte dei casi, incompleto di tutti i dati necessari (come del resto avviene già per il 730 precompilato).

Ciò comporterà la necessità di procedere alla verifica di ogni singolo elemento inserito nel modello precompilato, apportando le necessarie modifiche attraverso le farraginose procedure previste dalla piattaforma telematica messa a disposizione dei contribuenti dalle Entrate.

L`Unico precompilato si prospetta come la riproposizione, su scala più ampia e diversa, di quanto già sperimentato lo scorso anno con il 730 precompilato: dati incompleti da correggere o sostituire con aggravio di lavoro per coloro che assistono i contribuenti.

A fronte di questi reali scenari l`Amministrazione si ostina a far passare il tutto come una sorta di rivoluzione fiscale che semplifica la vita dei cittadini contribuenti.

In realtà, conclude il comunicato dell`Anc, “è sotto gli occhi di tutti come il rapporto costi/benefici di queste operazioni che dovrebbero rivoluzionare il nostro fisco sia profondamente sproporzionato. Si può ragionevolmente ritenere che i costi sostenuti, sia dal punto di vista delle risorse umane impegnate sia delle risorse economiche stanziate, siano notevoli, purtroppo però i contribuenti continuano a non avere percezione dei benefici che queste riforme dovrebbero garantire loro“.

Contenuto tratto da Sistema Ratio