Quel pasticciaccio brutto del modello Intrastat

Quel pasticciaccio brutto del modello Intrastat

Semplificare il fisco è un’impresa utile, ma sempre difficile

Il pasticcio Intrastat (il modello che va compilato da chi acquista da operatori Ue) lascia questa impressione. Si decide di abolire l’obbligo del modello, poi ci si accorge che le norme Ue non lo consentono. Così l’obbligo cancellato viene reintrodotto con il Milleproghe, che però non è ancora convertito e quindi la norma non è in vigore.

Poi il caos: che cosa devono fare gli operatori entro il 25 febbraio, data dell’invio mensile? Ma ormai siamo all’assurdo, perché – con un “comunicato legge” – l’amministrazione sostiene che il modello debba essere comunque inviato. Alla faccia della certezza del diritto. Ma andiamo con ordine.

L’anno scorso si decide di eliminare il modello Intrastat. Una scelta che nasce sotto la stella della semplificazione e che porta alla cancellazione dell’adempimento. Ma, nel percorrere questa strada, ci si accorge che non si è pensato agli obblighi statistici comunitari che escludono la possibilità di eliminare del tutto la dichiarazione.

Così scatta la marcia indietro: con il decreto legge milleproroghe l’adempimento rinasce dalle sue ceneri, in attesa, è appena il caso di dirlo, di una più ampia riforma semplificatrice che viene promessa per il 2018.

Il voto sull’emendamento arriva in serata, quando forse i riflessi sono un po’ appannati. E nessuno ricorda che il primo adempimento scade il 25 febbraio quando il decreto legge millerproroghe potrebbe non essere in vigore.

Che fare allora? Rispettare la vecchia legge superata dall’intenzione del legislatore? Seguire il decreto legge milleproroghe in anticipo sulla sua validità formale? O restare sui blocchi di partenza, Intrastat fra i denti, pronti a scattare per l’invio se la legge di conversione del milleproroghe dovesse entrare in vigore entro il 25 febbraio?

A “chiarire” il tutto provvede un “comunicato legge” che lascia intendere di preparare in fretta e furia gli Intrastat per l’invio. E che prova a circoscrivere l’area degli obbligati, confermando, però, la necessità di compilazione completa (fiscale e statistica) del modello. Il tutto sperando in un futuro che sarà certo migliore, visto che è all’insegna della semplificazione.

Questo il quadro, dunque. Un quadro che esaspera, giustamente, gli operatori. Perché, anche senza richiamare i principi dello Statuto del contribuente, sembrano non rispettati quelli del buon senso. Con scelte che sembrano ispirate a un solo principio: i generali (Governo?, Parlamento?) fanno le leggi, all’intendenza (imprese, professionisti e contribuenti) il compito di seguire. Se non addirittura di anticipare i provvedimenti non ancora approvati.

Tratto da “Il Sole 24 Ore” del 18/02/2017